venerdì 5 febbraio 2016

mercoledì 27 gennaio 2016

RISPOSTA Punto nascita Palmanova/Latisana

In merito all'interrogazione del Consigliere Pustetto comunico quanto segue.

In previsione della visita della III Commissione consiliare presso l'Ospedale di Latisana - Palmanova che si è svolta il primo dicembre 2015, la Direzione dell'AAS 2 ha richiesto alla SOC Gestione Patrimonio Edilizio e Impianti di predisporre una prima valutazione dei costi di adeguamento ai requisiti di accreditamento dei punti nascita delle sedi ospedaliere di Latisana e di Palmanova in vista della concentrazione in un'unica sede, prevista dalle delibere della Giunta regionale n. 2673 del 30.12.2014 e n. 929 del 15.05.2015.

La stima prevedeva un costo di circa € 300.000 per l'acquisto degli arredi e attrezzature a Latisana e di circa € 585.000 per la sistemazione della sede di Palmanova, di cui circa € 250.000 per la sostituzione dell'impianti di aerazione delle sale: tale lavoro deve comunque essere eseguito sia che le sale vengano utilizzate per gruppo parto sia che vengano destinata alla chirurgia ambulatoriale.
Successivamente il consigliere Pustetto, dopo alcune richieste di ottenere ulteriori informazioni e documentazione rivolte direttamente al Direttore di SOC Gestione Patrimonio Edilizio e Impianti, ha rivolto in data 02.12.2015 una richiesta di accesso agli atti alla Direzione Generale AAS 2, che è stata riscontrata in data 17.12.2015. 
Nella relazione trasmessa al Consigliere Pustetto dal Direzione Generale AAS 2, sulla base degli elementi forniti dal Direttore di SOC Gestione Patrimonio Edilizio e Impianti, veniva dichiarato che l'Azienda stava predisponendo uno studio di fattibilità relativo alla riorganizzazione del presidio ospedaliero di Latisana - Palmanova, conseguente alle previsioni del nuovo atto aziendale. 

I costi relativi all'adeguamento del Punto nascita ai requisiti di accreditamento, parte di questo studio complessivo, venivano stimati in € 300.000 per Latisana, € 585.000 per Palmanova , di cui € 250.000 comunque necessari per la sostituzione dell'impianto di aerazione delle sale, lavoro da eseguirsi comunque.

Successivamente, con nota del 22.12.2015 pervenuta in AAS 2 il 31.12.2015, il Consigliere Pustetto chiedeva l'accesso alla documentazione redatta dalla SOC Gestione Patrimonio Edilizio e Impianti. Pur precisando che tale documentazione è relativa ad una istruttoria interna alla SOC Gestione Patrimonio Edilizio e Impianti, non validata e in alcuni casi nemmeno valutata dalla Direzione aziendale e che pertanto non costituisce atto ufficiale, il Direttore generale di ASS 2 ha richiesto al Direttore della struttura la trasmissione della documentazione relativa all'istruttoria, successivamente e integralmente inviata al Consigliere Pustetto insieme alla nota di trasmissione del Direttore di SOC Gestione Patrimonio Edilizio e Impianti.

Tale nota ribadiva le cifre già espresse in precedenza: € 300.000 per l'adeguamento di Latisana e € 585.000 per l'adeguamento di Palmanova (nota del 13.01.2016).
Ora giunge nuovamente un'interrogazione sul tema alla quale non si può che ribadire che l'importo richiesto per Palmanova è di € 585.000 di cui € 250.000 però già previsti per adeguamento impianti aerazione delle sale e comunque necessari indipendentemente dalla decisione sul punto nascita. Mentre i restanti € 335.000 sono quelli in discussione e condizionati alla decisione in questione.

mercoledì 23 settembre 2015

PROPOSTE DEL COLLEGIO DEI PRIMARI AZIENDA OSPEDALIERO UNIVERSITARIA DI UDINE

Collegio dei Primari
Azienda Ospedaliero-Universitaria
Santa Maria della Misericordia
Udine


PROPOSTE DEL COLLEGIO DEI PRIMARI AZIENDA OSPEDALIERO UNIVERSITARIA DI UDINE
IN MERITO ALLA DGR 929/15 ED AI REDIGENDI PROTOCOLLO D’INTESA E ATTO AZIENDALE
(APPROVATE IN DATA ODIERNA, ALL’UNANIMITA’, DALL’ASSEMBLEA)

L’ Assemblea dei Direttori di Struttura operativa dell’Azienda Santa Maria della Misericordia esprime, all’unanimità, seria preoccupazione per le condizioni operative quotidiane dell’ospedale, che mettono in discussione la capacità di risposta efficace e tempestiva alle esigenze appropriate dei cittadini e dei loro percorsi di cura.  Troppo spesso accade di far fronte alle necessità solo grazie ad una straordinaria resilienza di tutto il personale, inclusi i primari, nonostante condizioni oggettivamente difficili.  Questo, e solo questo, è lo spirito che ci ha indotto ad avanzare alcune critiche a documenti amministrativi che ci riguardano, critiche che riteniamo ben circostanziate.   Respingiamo con sdegno le offensive ed infondate affermazioni ed insinuazioni della parte pubblica pervenute attraverso gli organi di comunicazione.  Convinti tuttavia della necessità di un approccio costruttivo ai problemi , formuliamo di seguito alcune proposte.

1.      La AOU di Udine è stata costituita da oltre 7  anni : chiediamo sia finalmente effettuata e resa pubblica una ricognizione strutturata dei risultati che sono stati ottenuti nell’integrazione tra le attività di assistenza, ricerca e didattica (cfr. D. leg 517/99  Mission aziendale).  In quest’ambito potrà essere valutato l’operato dei Direttori di Dipartimento ed il contributo dei Direttori di ciascuna SOC al raggiungimento degli obiettivi assegnati.  La conoscenza e la divulgazione dei dati aiuteranno i decisori politici e gli amministratori a comprendere meglio i problemi,  rasserenando gli animi. Non vi è alcuna evidenza, a nostro giudizio, che lo svolgimento integrato delle funzioni di assistenza, ricerca e didattica (ed il risultato complessivo che ne deriva)  dipendano dall’affidamento della guida delle SOC e dei Dipartimenti a medici universitari  (associati o ordinari) o ospedalieri:  esempi di diverso orientamento possono essere istruttivi.

2.      Chiediamo che una rappresentanza dei Direttori ospedalieri di Dipartimento sia coinvolta a pieno titolo, in analogia a quanto avviene per i Colleghi Direttori di Dipartimento universitari, nella fase di predisposizione delle bozze del Protocollo d’intesa e del successivo Atto aziendale, come avvenuto in occasione dei documenti precedenti.  Prendiamo atto con favore delle assicurazioni espresse in questi giorni dall’Assessore regionale in materia e ricordiamo che in questa delicata fase il Presidente della Giunta rappresenta il Servizio Sanitario Regionale, al quale apparteniamo, così come il Rettore rappresenta l’Università.

3.      Come medici ospedalieri, chiediamo di  essere valutati sulla base dei nostri curricula, dell’attività che abbiamo svolto e dei risultati misurabili delle nostre Strutture operative, indipendentemente dall’appartenenza giuridica. Negli anni che abbiamo alle spalle le diverse Direzioni aziendali ci hanno richiesto, comprensibilmente, un rilevantissimo  impegno su molteplici fronti: accreditamento JCI, gestione del rischio clinico, incident reporting, controllo delle infezioni ospedaliere, appropriatezza delle prestazioni , durata dei ricoveri, rispetto dei tempi di attesa, raggiungimento degli obiettivi dei budget annuali, integrazione tra SOC ospedaliere ed universitarie nei Dipartimenti ad attività integrata, esplicitazione dell’organizzazione delle nostre Strutture,  tempi certi e brevi per le consulenze interne,  adesione alle procedure e tempestiva predisposizione della documentazione per le dimissioni protette, compilazione dei registri Aifa per i farmaci ad alto costo, gestione delle risorse umane (dal clima organizzativo, ai turni, alle ferie),  sviluppo ed integrazione per le attività di ricerca , formazione e didattica, pubblicazione dei risultati della ricerca che contribuisca alla visibilità della nostra Azienda nel panorama internazionale, valutabile attraverso indicatori bibliometrici, e molte altre.  Sono tutte cose che possono essere misurate e comparate:  una valutazione oggettiva delle Strutture e dei Direttori è la chiave per interpretare correttamente pretese, proteste e proposte.

4.      Chiediamo che la Giunta regionale riesamini la Delibera 929 anche alla luce delle considerazioni che abbiamo formulato, con l’obiettivo di rendere più comprensibili le scelte e sgomberare il campo da ogni possibile equivoco. Sia ben chiaro che nessuno di noi vuole difendere duplicazioni ingiustificate : la storia  degli ultimi 10 anni del Collegio dei Primari documenta al di là di ogni dubbio serietà e responsabilità di approccio, anche nelle fasi più difficili.  Non si può però ignorare il contributo dato dall’aziendalizzazione all’attuale posizionamento del Servizio Sanitario nazionale nel panorama internazionale; né sembra saggio da parte degli amministratori regionali  banalizzare il ruolo che i Direttori di Struttura complessa hanno avuto  assieme alle Direzioni generali, nella crescita complessiva della cultura organizzativa e gestionale in Sanità e nei risultati che il Friuli Venezia Giulia ha ottenuto. Per  costruire una organizzazione efficace ed efficiente crediamo sia utile considerare, in ciascuna Azienda sanitaria,  il rapporto tra numero di operatori, volumi e complessità delle attività prima di decidere l’istituzione o la cancellazione di una SOC.  Su questa base, e seguendo le indicazioni del “Regolamento nazionale  sugli Standard ospedalieri” , pensiamo si possano riconsiderare, per fare solo degli esempi

a.       le scelte fatte sui Servizi, utilizzando gli stessi criteri a fronte di indicazioni omologhe dei bacini di utenza da parte normativa (laboratorio ed anatomia patologica)
b.      la necessità  o meno di prevedere Strutture complesse per funzioni  direzionali (sempre nei Servizi) con pochi operatori, che possano eventualmente essere gestite in Staff di Direzione
c.       l’opportunità di valorizzare attività ad elevata complessità,  uniche a livello regionale e al servizio di tutti gli ospedali del FVG,  come la chirurgia vertebro midollare e la neuroradiologia
d.      altre funzioni che dovrebbero essere uniche a livello regionale (bacini previsti tra 1 e 2 milioni di abitanti) quali chirurgia maxillo facciale o chirurgia plastica e quelle che addirittura richiederebbero bacini superiori a quello regionale come genetica medica o neuropsichiatria infantile.
Le scelte organizzative della nostra Azienda dovrebbero comunque preservare gli aspetti positivi dell’aziendalizzazione, inclusi gli spazi di autonomia decisionale ed organizzativa, evitando regressioni al sistema (dirigistico, ma non positivo) delle vecchie USL
5.      L’intesa tra il Rettore ed il Direttore generale sugli incarichi deve avere l’unico fine di preporre agli stessi le persone con le caratteristiche migliori per perseguire la mission aziendale: assistenza, didattica e ricerca integrate, come dev’essere negli ospedali accademici, selezionando tra il personale ospedaliero e quello universitario, senza pregiudizi,  le migliori professionalità. Solo così si persegue l’interesse pubblico, sia del Servizio sanitario regionale che dell’Università ,  dando nel contempo ai giovani che in futuro ricopriranno incarichi di direzione il messaggio giusto: si premia  il merito e non l’appartenenza a  questa o quella cordata, gruppo di interesse, area giuridica, ecc.  Siamo consapevoli delle necessità proprie di una Università e non verrà certo da parte nostra la negazione che vi siano esigenze peculiari legate ai Corsi di laurea e alle Scuole di Specializzazione, né sarà mai discussa l’opportunità di perseguire un equilibrio ragionevole delle diverse componenti professionali.  Il criterio guida nelle scelte però deve essere il merito e l’evidenza dei risultati.
Contiamo con queste semplici proposte di aver dato un contributo costruttivo alla soluzione di problemi che, con ogni evidenza, hanno carattere di sistema e non di singola Struttura o Azienda. Manteniamo la più ampia apertura ad un confronto con gli amministratori regionali, la direzione aziendale ed i Colleghi dell’Università. 

Udine, 9 giugno 2015

L’Assemblea del Collegio dei Primari dell’Azienda ospedaliero universitaria Santa Maria della Misericordia di Udine.

mercoledì 29 ottobre 2014

Risposta a I.S. n. 105 “Quanto è importante l’ascolto dei cittadini per la Pubblica Amministrazione?”



Oggetto: Risposta a I.S. n. 105 “Quanto è importante l’ascolto dei cittadini per la Pubblica Amministrazione?”

In merito al quesito posto con l’interrogazione in oggetto, si rappresenta quanto segue:
presso la sede di Cividale del Friuli non è attivo un Centro Trasfusionale, bensì un Centro di Raccolta Sangue, dipendente dall’Azienda ospedaliero-universitaria di Udine. Tale unità di raccolta sangue svolge anche alcune funzioni ambulatoriali che non dovrebbero trovare posto in un Centro di Raccolta Sangue e che sono state mantenute, con spirito di servizio da parte della direzione del dipartimento, solo per non creare disservizi alla collettività cividalese: si fa qui riferimento alle attività di controllo della TAO (Terapia Anticoagulante Orale) e all’ambulatorio per le terapie con ferro, attività che non vengono effettuate in nessun altro Centro Raccolta Sangue della Regione.
La lamentata riorganizzazione del punto di raccolta di sangue di Cividale è in realtà consistita solo nel modificare le attività ambulatoriali nei giorni di lunedì e venerdì, affidando la raccolta sangue a personale medico a contratto, come avviene già normalmente (e da diversi anni), nella giornata di sabato sia a Cividale del Friuli che a Gemona del Friuli, e come avviene da sempre in autoemoteca; ciò si è reso necessario per carenze dell’organico medico del dipartimento trasfusionale che avrebbero portato alla chiusura temporanea del Centro, come già avvenuto negli anni 2000, quando venne chiuso, con comprensibili proteste delle Associazioni Donatori di Sangue.
La riorganizzazione non ha portato ad alcuna riduzione delle attività di donazione, mentre le modifiche all’attività ambulatoriale sono consistite in:
1)         spostamento delle prestazioni di terapia marziale del lunedì e del venerdì ai restanti giorni della settimana, stante la disponibilità ampia di posti;
2)      remotizzazione in telemedicina a Udine del monitoraggio della Terapia Anticoagulante Orale (TAO), sempre al lunedì e al venerdì; questa azione non è nuova nell’organizzazione ed era già stata effettuata, con successo, per il controllo della TAO dei pazienti afferenti al distretto di Manzano, i cui controlli sono stati remotizzati in telemedicina presso il Centro di Monitoraggio TAO di San Daniele del Friuli (con sensibile accorciamento dei tempi di risposta e vantaggio per i pazienti).
Per quanto riguarda le segnalazioni provenienti dall’utenza del Centro Raccolta Sangue di Cividale, la direzione del dipartimento le ha ovviamente sottoposte ad analisi, come avviene, per procedura aziendale, con tutte le segnalazioni che provengono dal pubblico; questi sono stati e risultati dell’analisi:
1)        il maggior numero di segnalazioni dei donatori di sangue erano riferite a due eventi particolari, ossia a due giornate in cui il medico non si era presentato in servizio in tempo per cause non collegate con la riorganizzazione (in un caso il medico era stato coinvolto in un incidente stradale, in un altro si era verificata una incomprensione nel turno di servizio): è stata immediatamente disposta la sostituzione con un medico da Udine, ma ciò ha comportato un ritardo nell’inizio delle attività di raccolta sangue; le altre segnalazioni dei donatori di sangue sono state analizzate e giudicate non fondate e quindi non certamente imputabili alla riorganizzazione.
2)         non risultano invece segnalazioni dall’utenza ambulatoriale dopo la riorganizzazione; le proteste di cui il dipartimento si è dovuto fare carico erano tutte antecedenti e riguardavano l’erogazione delle attività di monitoraggio della terapia anticoagulante orale segnatamente per il distretto di Manzano, prima dell’organizzazione adottata nel 2011.
Forti di quest’esperienza, si è provveduto a remotizzare il controllo TAO anche da Cividale verso il centro di Udine, limitatamente alle giornate di lunedì e venerdì; non risulta che questo abbia creato alcuna difficoltà ai pazienti.

Distinti saluti.
                                                                                                                                Dott. Maria Sandra Telesca

mercoledì 4 settembre 2013

Rappresentatività del Ministro Kyenge.

Fra le molte cose che mi fanno apprezzare la nomina del Ministro Kyenge è che ha fatto emergere con chiarezza il vero sentire di molti nostri concittadini.
Il velo di ipocrisia, il far finta di aver assimilato il dettato costituzionale, di aver veramente compreso il progetto di uno stato "allargato" basato sull’uguaglianza e sulle competenze, è crollato di fronte al colore della pelle di un Ministro della Repubblica.
Un cittadino italiano, perché tale è il Ministro Kyenge, ma di pelle nera ha reso palese la chiusura e l'arroccamento della Lega Nord e della destra italiana su posizioni che credevamo superate da tempo.
In verità bastava essere un po' attenti, grattare o meglio spolverare la superficie e tutto questo era lì, sotto gli occhi di tutti, solo che bisognava aver voglia di vederlo.
Gli stessi partiti che trovano corretto, normale chiedere un salvacondotto, purchè sia per un signore che ha modificato le leggi della Stato per interessi personali, pluri indagato per svariati reati, condannato in via definitiva per frode fiscale, trovano inaccettabile la nomina della Kyenge.

Personalmente mi sento molto, molto meno rappresentato dai vari Berlusconi, Previti, dell’Utri, Scilipoti e da tutti quei parlamentari che hanno avvallato, con un voto la tesi che Karima el-Mahroug era la nipote di Mubarak.

Il rammarico per quanto scritto dal Consigliere Roberto Novelli, ma anche dai tanti che lo hanno preceduto e che sicuramente lo seguiranno, aumenta nel momento in cui queste affermazioni vengono fatte da parlamentari, consiglieri regionali o comunali, cioè da persone che dovrebbero non solo rappresentare al meglio le istituzioni, ma anche essere da guida e traino per il resto del Paese.


Chiunque si propone a guidare un Paese, una regione o un comune, a mio avviso, ha l’obbligo di ascoltare tutte le istanze (anche quelle più retrive) dei suoi concittadini, ma proprio in quanto classe dirigente deve anche avere il coraggio di indicare la strada giusta, anche a costo di alienarsi una parte dei consensi.

mercoledì 31 luglio 2013

Risposta IRI Validità corsi OSS

Inoltre, per quanto riguarda il riconoscimento dei titoli rilasciati da altre Regioni (attestati di Qualifica) si precisa che, in base alla legge 845/78 (Ordinamento della Formazione Professionale), questi hanno valore su tutto il territorio nazionale, qualora riguardino percorsi formativi regolarmente approvati dalla Regione e realizzati tramite Enti Accreditati sul proprio territorio. Diversamente, non esiste la condizione, secondo la quale, l'attività approvata da altre regioni può essere erogata fuori dai confini della regione proponente e accreditante.
In conclusione, se l'istituto Fermi di Perugia è accreditato e autorizzato dalla Regione Umbria a realizzare la formazione di OSS in base al piano di formazione approvato dalla Giunta regionale di quella Regione con propria deliberazione, come la riferita DGR n. 814 del 3.7.2012, la stessa autorizzazione e accreditamento ottenuti dalla Regione Umbria non possono automaticamente valere per la Regione autonoma FVG che provvede, a sua volta, a pianificare l'attività formativa in base al proprio fabbisogno e ad assicurare che l'organizzazione e l'attuazione dei corsi nonchè il rilascio del relativo attestato di qualifica, avvenga secondo le modalità e gli standard formativi previsti dalle disposizioni vigenti in materia di formazione professionale, nel rispetto altresìdi quanto previsto nell'Accordo Stato-Regioni del 21 febbraio 2001.

mercoledì 21 novembre 2012

Risposta all'IRI "Centro Trapianti"

Il CNT, in data 22/01/2010, al termine dell'audit del Centro Trapianti di Fegato segnalava la necessità di attivare una maggior razionalizzazione dei seguenti rapporti:
1. tra la rete regionale epatologica ed il centro trapianti
2. tra le diverse componenti delle equipe nelle varie fasi del percorso assistenziale, che necessitava di maggiore integrazione
3. una maggiore gestione delle liste di attesa, con l'individuazione di specifiche responsabilità e approcci unitari
4. stesura di protocolli 
5. opportunità di una ridefinizione delle necessità logistiche sul versante medico, infermieristico, amministrativo e di coordinamento
6. l'auspicabile individuazione nel pre e post trapianto di strutture e personale dedicato, nonchè la definizione di specifiche funzioni e responsabilità che tengano conto del profilo professionale richiesto all'attività trapiantologica.

L'attuale direzione centrale salute, integrazione socio sanitaria e politiche sociali ha, quindi:

1. concesso l'autorizzazione per la copertura dell'uincarico di direzione della SOC di clinica chirurgica
2. avuto riguardo del percorso chirurgico, ha dato mandato di attivare immediatamente le adeguate iniziative per definire le singole fuinzioni e responsabilità del percorso assistenziale a partire dala fare pre e post trapianto per i pazienti che nezcessitano del trapianto di fegatro
3. ha effettuato diverse riunioni con l'AOUD per l'analisi del percorso proposto con validazione dello tesso ed indicazione all'attivazine di una struttura che permetta l'integrazione tra le diverse professionalità necessarie a garantire tutte le risposte clinico assistenziali, massimizzando le attuali dotazioni del dipartimento (spazi, posti letto, personale, ecc).
4. parallelemente, ha attivato un gruppo di lavoro di coordinamento per la creazione della rete epatologica regionale per il trattamento delle grave insufficienza d'organo (fegato) come previsto dal'accordo stato regioni 179 del 26.09.2012
5. previsto la possibilità di copertura di eventuali necessità di personale in riferimento al consolidarsi dell'attività legata sia alla rete epatologica regionale che dei trapianti.