Come tutti saprete, il Presidente della Regione Renzo Tondo
intende risolvere i vari problemi della sanità partendo dalla radicale riforma
della sua governance.
E' chiaro, e anche esplicitato, che il principale obbiettivo
che il nostro Presidente persegue con la creazione dell'azienda unica è quello
di tagliare la spesa sanitaria.
Il tutto nasce da una pagina di quaderno, scritta a matita
dall'allora direttore centrale della salute dott. Basaglia, in cui con questa
operazione si prospettavano risparmi di decine e decine di milioni di euro (200 circa). Attualmente queste cifre si
sono ridimensionate a pochi milioni di euro.
Il modello di riferimento è quello della Regione Marche che,
però, partiva da presupposti completamente diversi (buco di circa 1 miliardo, bilancio della sanità che copriva circa il
70 % del totale).
Va anche detto che nella recente discussione della variazione
di bilancio il capitolo sanità evidenzia un avanzo di cassa di qualche
milione di euro, il che certifica la non urgenza del problema.
Ecco che con l'azienda unica, il mega direttore diventerebbe
il responsabile delle scelte, tutte politiche, della chiusura degli ospedali
periferici e della contrazione dell'offerta sanitaria in genere.
A mero titolo esemplificativo voglio citare la recente bocciatura
del piano predisposto dalla struttura operativa di Igiene e Sanità pubblica di
Gorizia e Monfalcone, in cui gli operatori avevano previsto una
riorganizzazione del servizio che prevedeva un aumento di lavoro degli
operatori stessi finalizzato a risolvere alcune esigenze del territorio.
Come tutti sanno la riduzione della prevenzione nel
medio-lungo periodo determina un aggravio della spesa per l'erogazione delle
cure.
Nella "bozza Tondo" si parla apertamente di
equiparazione pubblico/privato nel tentativo palese di copiare quel modello
lombardo di cui sappiamo quante strorture ha prodotto- S. Rita , S. Raffael,
Fondazione Maugeri .
Per far decollare il privato, che in regione è al 7-8% ma in crescita,
dobbiamo obbigatoriamente affondare il pubblico.
Il progetto prevede un'azienda territoriale unica per tutta
la regione, separando quindi in modo
netto l' Ospedale dal territorio così come fatto quasi un anno fa a Pordenone
con la creazione degli ospedali riuniti separati dall'azienda territoriale.
Ogni distretto è pensato per una popolazione di circa 100.000
abitanti, rispetto agli attuali 60.000, con il risultato del dimezzamento del
numero degli attuali distretti.
In un'azienda di queste dimensioni i sindaci, il cui potere è
stato già drasticamente ridotto dall'attuale esecutivo tanto che ora esprimono
solo un parere non vincolante sul piano socio sanitario,
avrebbero una possibilità di incidere sulle scelte aziendali pari allo zero e
questo è tanto più vero per quei sindaci che rappresentano i comuni minori.
Per quanto riguarda gli ospedali, sono previsti tre grosse
strutture (UD-TS-PN), ciascuna con il proprio Direttore Generale che
avrebbe anche il controllo degli ospedali minori insistenti sulla stessa
provincia.
Gli ospedali di Monfalcone e Gorizia farebbero capo
all'ospedale di TS.
Con questi brevissimi accenni vorrei chiudere la discussione
sulla riforma della sanità targata Tondo in quanto progetto non emendabile e da
rigettare in toto, anche perchè pare che il nostro volubile Assessore abbia
nuovamente cambiato radicalmente opinione.
Adesso è orientato su tre aziende in cui il territorio
comprende anche l'ospedale.
Sembra che Tondo voglia una RIFORMA A PRESCINDERE che
cercherà di vendere nella prossima campagna elettorale come fulgido esempio di
decisionismo.
Per ribadire quanto abborracciato sia il piano Tondo, basta
dire che aveva dimenticato di inserire i servizi preposti alla diagnosi e
cura dei bambini con ritardi e disturbi dello sviluppo, con problemi
neurologici o psichiatrici in una rete di Servizi che operi in modo coordinato.
Stiamo, quindi, discutendo di aria fritta: allo stato
attuale, infatti, non esiste nessun documento ufficiale, la bozza Tondo non è
mai stata illustrata e tanto meno approvata dalla giunta e non è detto che lo
sarà dato che la stessa maggioranza
appare profondamente divisa su questo progetto.
Tra l'altro, ammesso e non concesso che quanto proposto fosse
credibile, senza la condivisione di coloro i quali devono applicarla, anche al
migliore delle riforme è destinata a fallire.
Tre sono le motivazioni che spingono ciascuno di noi al
lavoro:
·
soldi (gli stipendi sono fermi da anni e così
resteranno per altrettanto tempo )
·
prestigio
(le figure apicali sono in riduzione e quindi
c’è meno possiblità di fare carriera)
·
condivisione
(difficile che una riforma piovuta
dall’alto possa essere accettata e condivisa dagli operatori )
Vero
invece che i problemi ci sono e sono tanti e investono sia gli operatori che i cittadini /
pazienti e che un qualsiasi partito o forza politica che abbia a cuore la sanità pubblica, così
come la conosciamo e come la vorremmo,
deve porsi il problema di come affrontare queste criticità.
Dal momento che considero profondamente errato quanto fatto
da Tondo, che affronta un tema di questa importanza ascoltando nelle segrete
stanze pochi e sconosciuti consigliori, è nostra intenzione costruire una
proposta di riforma che per essere credibile deve partire dal versante opposto
e cioè dall'ascolto degli operatori e dei portatori di interessi.
Una qualsiasi riforma dovrebbe partire dall'analisi delle
criticità, cui fanno seguito le proposte di soluzioni che tengano conto di un
probabile scenario futuro, dei dati epidemiologici e di salute della
popolazione regionale.
Quale che sia la scelta che si voglia fare in ambito
sanitario è obbligatorio tener conto dell'evoluzione demografica della
popolazione che vede un aumento delle malattie cronico-degenerative legate
sopratutto all'invecchiamento della popolazione.
Considerato che non c'è più l'Agenzia Regionale della Sanità
a raccogliere ed elaborare questi dati, considerato il marasma in cui versa la Direzione Centrale della
Salute dopo la cura Kosic e l'assenza colpevole di Tondo, considerata
l'inesperienza dell'attuale direttore centrale, la proposta Tondo appare ancora
più azzardata.
In preparazione di questo Forum ho parlato con tutti i
Direttori Generali, i quali mi hanno rappresentato le criticità in ambito sanitario:
a)
punti nascita e piano materno-infantile
b)
centrale unica del 118
c) elicottero
abilitato al volo notturno
d)
centro unico riabilitiativo
e) modalità
omogenee di finanziamento delle aziende non sullo storico, ma ...
f)
problema degli IRCCS che sono finanziati in modo fisso e non in base ai
risultati e così come pensati attualmente non hanno motivo di esistere
g)
problema del primario pediatra UD specializzato in emato-oncologia pediatrica/doppione
del Burlo
h)
impossibile chiusura di Gemona e Cividale perchè UD non è in grado di
accoglierne tutti i pazienti - cura dimagrante troppo drastica
i)
bisogna avere il coraggio di ridiscutere della doppia facoltà di medicina
l)
doppioni (solo a UD: due maxillo , due plastiche, due ortopedie, due
anatomie patologiche, 2 oculistiche, 2 orl, 2 neurologie, 3 primari di
laboratorio, 3 rianimazioni, 2 chirurgie )
m)
centro trapianti fegato con numeri sempre ai limiti a PD (nb.
Più del 50 % dei riceventi viene dalle regioni meridionali )
n)
le unioni sono fattibili solo con aziende sufficientemente omogenee. Con piano
Tondo azienda ospedaliera UD con 7-8000 dipendenti, le altre sui 2000.
o) demenziale
fare una qualsiasi riforma senza la condivisione/partecipazione degli operatori
p)
ospedali periferici fondamentali, bisogna solo definire il loro ruolo.
La
base di discussione che voglio proporvi è molto concreta e prevede:
·
la struttura ospedaliera unita con il territorio. In questo modo un unico Direttore
Generale può gestire il percorso di sanità del paziente in maniera omogenea e
coerente dal territorio all'ospedale e viceversa. (Vantaggi: sinergie, calo
dei ricoveri impropri, dimissioni protette e anticipate, unico centro decisionale
);
·
la definizione in modo chiaro del mandato delle strutture ospedaliere
periferiche per
evitare, ad esempio, che le 6 ortopedie presenti solo nella provincia di Udine
facciano tutte le stesse cose. Si dica subito che l'ortopedia di UD diventa
CTO, che Latisana diventa centro di riferimento per la spalla ecc. Bisogna
evitare di ripetere l'errore fatto con la chiusura del Gervasutta (adesso tutti i pazienti vanno a Monastier
e la Regione che deve sborsare più di 15
ml € al Veneto );
·
che
venga affrontato il problema dei punti nascita, partendo in primis dai dati epidemiologici (il punto
nascita deve essere ubicato ove ci sono più donne fertili, in modo da ridurre
ogni polemica legata al campanile) dando mobilità interregionale agli operatori
che si trovassero in una delle strutture destinate alla chiusura. Ragionando in
modo ecclettico ad esempio per Gorizia si può pensare a un punto nascita unico
con Nova Goriza, magari ottenendo in cambio ad esempio la chirurgia, vale a
dire ragionando in termini ospedale unico della cittadina;
·
che si adotti sul territorio quei modelli di
sanità che hanno dato i risultati migliori (si veda ad esempio l’infermiere
di comunità a Palmanova e nella Bassa in
genere );
·
che
si produca un piano oncologico regionale, valutando bene il rapporto
costi/beneficio dei farmaci oncologici di ultima generazione, che sono uno dei
veri problemi dell'incremento dell'attuale spesa sanitaria; scelta politica
sull'ipilumab e similari analogamente a quanto fatto in GB;
·
che si prenda una posizione chiara sui doppioni e
sulle università;
·
una
standardizzazione della modalità di tenuta dei dati economici - BILANCI
- in modo che i risultati delle varie aziende della Regione possano essere
comparati fra loro; lo stesso dicasi per la spesa ospedaliera che deve essere
distinta e valutabile rispetto a quella territoriale;
·
che
si incominci a valutare la qualità delle prestazioni erogate e non solo le giornate di degenza,
il numero degli interventi ecc, cioè i meri dati numerici che non solo dicono
poco, ma possono essere anche fuorvianti.
Auspico che, a partire da oggi, si possa mettere in campo, questa volta
partendo dalla base e dalle esperienze di ciascuno di voi, una progetto di
riforma della sanità regionale volta a superare le criticità che abbiamo
esposto .
Sono consapevole che si tratta di un progetto ambizioso, ma
sono altrettanto convinto che solo operando in questo modo potremmo risultare
credibili ai tanti elettori che non si fidano più di riforme brandite dal
salvatore di turno.