mercoledì 14 dicembre 2011

Domande fatte a Tondo.

Domande

1. Quale forma organizzativa intende dare all’azienda unica?

2. Perché c'è l'esigenza di creare un'azienda unica quando c’è già? attualmente, infatti, è sufficiente che l’assessore convochi i 6 Direttori Generali e dia le linee guida, la direzione di marcia ecc….

3. Le eccessive dimensioni dell’azienda non mineranno le capacità operative aumentando a dismisura i disservizi?

4. Quali sono i risparmi ipotizzati con questa riorganizzazione?

5. Sono state le ipotesi di risparmio la molla fondamentale che l’ha spinta alla scelta dell’azienda unica?

6. Non pensa che si corra il rischio di ridurre in modo considerevole l’offerta di sanità della Regione? ( vedi RNM )

7. Quali le reali motivazioni di questo progetto stante che non è nemmeno conclusa la riorganizzazione per area vasta che questo stesso governo aveva messo in campo?

8. E' stata fatta una simulazione degli effetti di tale riorganizzazione ?

9. Sono stati sentiti i vari direttori generali, soprattutto quelli con maggiore esperienza ?

10. Chiusa l’agenzia che poteva dare un supporto organizzativo serio, mandati via i dirigenti più esperti non crede sia particolarmente rischioso affidare un incarico così delicato / strategico ad una persona che mastica di sanità solo da 1 anno e perdipiù in Az sanitaria fra le più piccole?

11. Il fatto che il neo Direttore generale faccia parte di Comunione e Liberazione è un fatto casuale o indica una condivisione di un modello di sanità di tipo lombardo? (CL da sempre spinge per la privatizzazione della sanità)

12. Non crede che la riorganizzazione degli ospedali così come ipotizzate nella riorganizzazione dell’azienda unica possa determinare la definitiva chiusura delle strutture periferiche? (si veda ospedali riuniti di PN) oppure è questo il vero obbiettivo ?

13. Non crede che l’esperienza fallimentare del Gervasutta con attuale fuga di pazienti verso Monastier dovrebbe esserci da monito?

14. Dato che la sanità non dovrebbe essere nè di dx nè di sin intende coinvolgere le opposizioni nella sue scelte in modo che siano quanto più condivise possibili o è disposto a fare una riforma tanto delicata a colpi di maggioranza?

15. Perchè non affrontare i veri problemi della sanità regionale esempio nella cancellazione dei doppioni (maxillo facciale - ORL, anatomia patologica , due chirurgie , 2 oculistiche , tre anestesie, ortopedie, 2 chir plastica , 2 neurologie, laboratorio con 3 primari 42 Tecnici di cui 23 laureati , nomina di un responsabile del centro trapianti) e questo solo per parlare dell’OC di Udine?

16. Non sarebbe stato più utile intervenire per la nomina di un responsabile del centro trapianti vacante da più di un anno?

mercoledì 28 settembre 2011

Risposta del l'Assessore Ciriani.

L'Assessore Ciriani ha premesso che:
"il Capo del Dipartimento della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri con le note prot. n. DPC/RIA/21528 del 31 marzo 2011 e prot. n. DPC/RIA/28521 del 12 agosto 2011 ha invitato il Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia a predisporre e adottare tutti gli atti necessari ad attivare con la massima urgenza il Centro Funzionale Regionale, entro e non oltre il mese di luglio 2011, data oltre la quale il Dipartimento nazionale non svolge più in via sussidiaria le funzioni di Centro Funzionale di competenza delle singole regioni. Il Centro Funzionale Regionale deve svolgere la funzione di allerta meteorologica a salvaguardia della popolazione regionale dagli eventi meteorologici estremi(...)
E' evidente che sussiste una responsabilità anche civile e penale qualora la mancata o erronea valutazione degli scenari di criticità al suolo, dovuti ad una assenza o erronea valutazione delle previsioni meteo, generi una situazione di pericolo o addirittura comporti lesioni o danni a persone o beni a causa della non tempestiva allerta alla popolazione. Allerta che è posta in capo al Presidente della Giunta Regionale, ovvero all'Assessore dallo stesso delegato alla PC.
Allo stato attuale la Regione dal primo agosto 2011 risulta inadempiente circa l'attuazione operativa del Centro Funzionale che doveva già essere attivato".

L'Assessore, riguardo l'interrogazione, ha poi affermato che la messa a disposizione presso la Protezione civile di parte del personale dell'ARPA-OSMER è corollario della scelta del legislatore regionale di trasferire i beni utilizzati dall'Osmer all'Amministrazione regionale per la gestione operativa da parte della medesima. I motivi della scelta sono chiaramente espressi dall'articolo 14, comma 25, della L.R. 17/2008 e cioè per il razionale impiego delle risorse e per la riduzione dei costi, per il necessario rafforzamento del sistema regionale integrato di protezione civile a salvaguardia della pubblica incolumità nonché per soddisfare le esigenze di accesso a dati di carattere meteorologico espresse dai settori regionali della prevenzione e protezione ambientale, dell'agricoltura, della gestione forestale e territoriale, del turismo, dei trasporti e della sanità (...).
Il comma 26 prevede, inoltre, che il personale tecnico dell'ARPA-OSMER sia messo a disposizione presso la Protezione civile della Regione, previa espressa richiesta della medesima Protezione civile secondo le modalità definite con apposita convenzione.
I provvedimenti per l'attuazione del trasferimento del personale ARPA-OSMER sono individuati dalla Direzione della funzione pubblica nell'ambito degli strumenti di mobilità esterna, di concerto con la Protezione civile.

lunedì 5 settembre 2011

educazione, scuola

Ill.mi Signori,

In qualità di Presidente della Commissione della Conferenza Episcopale Triveneto per la Scuola rivolgo a tutti Voi, a nome dei vescovi, la presente lettera, nell'intento di manifestare ancora una volta in nostro quotidiano interesse per tutta la scuola, statale e paritaria, che vive oggi un periodo delicato per le riforme in atto, per le restrizioni di risorse e per i ritardi alla piena attuazione del processo di autonomia e di parità. Ci auguriamo che siano evitati i notevoli disagi e le tensioni a causa dei problemi che le Scuole paritarie, specie quelle dell'Infanzia si troverebbero ad affrontare, compresa l'ipotesi della loro chiusura.

Il Comitato per la parità scolastica da me presieduto e coordinato da d. Edmondo Lanciarotta riunitosi, l'ultima volta, il 24 giugno u.s. a Zelarino (VE) ha fatto presente ancora una volta la grave situazione in cui si trovano le scuole cattoliche paritarie, dall'Infanzia alle Primari, dalle Secondarie di primo e secondo grado ai Centri di formazione professionale.

I ripetuti tagli a livello nazionale, i continui ritardi e incertezze dei finanziamenti alle scuole paritarie da parte dello Stato italiano, mettono in serio rischio il futuro di questa scuole, costrette ad indebitamenti dovuti alla mancanza di puntuale erogazione dei fondi previsti e dalla diminuzione del contributo stesso. Molte scuole, che da decenni svolgono con qualità, passione e responsabilità il servizio pubblico, rischiano di dover chiudere il proprio servizio, causando un impoverimento al pluralismo educativo e formativo istituzionale e una negazione della libertà di scelta delle famiglie di educare e istruire i figli.

Numerosi sono stati finora gli 'appelli', le 'lettere aperte', i 'comunicati stampa'. Con la presente ci rivolgiamo a tutti Voi, cui è affidata la responsabilità politica da parte dei Vostri elettori, perchè sia data risposta a tale problema che interessa una grossa parte delle famiglie dei vostri stessi elettori. Non possiamo pensare di gravare ancora di più sulle famiglie richiedendo ulteriori aumenti alla loro contribuzione alla scuola cui hanno diritto come tutti gli altri cittadini.

La Scuola in generale oggi vive una situazione difficile, quella paritaria in particolare. Da sempre la Chiesa ha collaborato in vario modo all'educazione delle giovani generazioni. Anche le Scuole paritarie di ogni ordine e grado, riconosciute e abilitate a svolgere tale servizio scolastico, hanno offerto e stanno offrendo al Servizio Scolastico nazionale e regionale, in collaborazione e non in concorrenza con la Scuola statale, un servizio di qualità, che per lo Stato rappresenta anche un notevole risparmio economico, sia per quanto riguarda il personale che i locali delle Scuole.

Oggi nel nostro territorio tali Scuole, che, ripetiamo, fanno parte a pieno titolo del sistema educativo di istruzione e formazione, si vengono a trovare in una situazione sempre più drammatica, con grave rischio di chiusura. Riteniamo questa eventualità una perdita formativa, sociale e culturale oltre che economica, alla quale, specie per le Scuole dell'Infanzia, Stato e Regione, si troverebbero in forte difficoltà a dare una risposta pronta e adeguata.

Ci rivolgiamo a Voi per attirare la Vostra attenzione su questo problema che interessa migliaia di famiglie in modo da creare le condizioni affinchè tutta la scuola sia messa in grado di operare e di realizzare la propria finalità educativa e a rimuovere gli ostacoli per la realizzazione della piena autonomia, parità scolastica e libertà di scelta educativa.

Ci auguriamo che il concreto impegno della Regione finora manifestato per la Scuola paritaria continui ancora e possa sostenere anche quello delle singole Amministrazioni comunali, oltre che contribuire a giungere a livello nazionale alla scelta politica concreta ed efficace per risolvere tale problema esprimendo le molte potenzialità ancora inespresse insite nell'attuale ordinamento legislativo costituzionale, Le scuole e le famiglie non possono sopportare ulteriormente annunci e contro annunci di tagli, seguiti da parziali recuperi, senza nessuna certezza su cifre e tempi di finanziamenti, a fronte di salari e imposizioni fiscali che devono essere puntualmente corrisposti al personale, alla Regione e allo Stato.

Nella certezza di concorrere al bene comune delle nostre popolazioni, porgo a nome dei Vescovi del Triveneto e del Comitato per la parità scolastica i più cordiali saluti.

mons. Adriano Tessarollo
Vescovo di Chioggia
e presidente della Commissione Regionale della CET per la Scuola.

mercoledì 6 luglio 2011

Risposta IRI sull'Hospice di Martignacco

Risposta interrogazione a risposta immediata n° 598 "Scelte in merito all'Hospice di Martignacco "


In maniera concordata con l'Azienda ospedaliero universitaria di Udine , l'Azienda per i servizi sanitari n°4 Medio Friuli sta sperimentando per un periodo di tre mesi la seguente modalità di accoglienza dei pazienti delle degenze oncologiche ospedaliere nell'Hospice di Martignacco :


  1. Gli operatori delle degenze oncologiche dell'AOU, in quanto nodo della rete delle cure oncologiche, valutano il bisogno e la sussistenza dei criteri di ammissibilità all'accoglienza in Hospice utilizzando il protocollo già adottato dall'Azienda Medio Friuli, tenendo conto dell'offerta complessiva di cure oncologiche territoriali.

  2. Nei casi in cui venga accertata la ammissibilità, gli operatori stessi provvedono ad informare adeguatamente il paziente ed i familiari sulle finalità dell'Hospice , sui livelli di assisntenza ivi erogati , sulla prognosi ecc., e raccolgono un'adesione scritta del paziente o dei dei parenti riguardo alla disponibilità al passaggio in assistenza in Hospice.

  3. Una volta concluso questo iter, gli operatori delle Degenze Oncologiche si mettono in contatto con il Coordinatore infermieristico dell'Hospice per presentare il caso ed inviare la documentazione .

  4. Il Coordinatore dell'Hospice, dopo valutazione in equipe della documentazione, programma l'accoglimento in Hospice ed avvisa della prossima accoglienza in Hospice il distretto di residenza .Nei casi dubbi, lo stesso coordinatore, chiede tramite il Distretto di Udine una ulteriore valutazione da parte dell'UVD distrettuale e/o della SOS oncologia e cure palliative.

  5. All'atto dell'uscita dal reparto oncologico dell'Azienda ospedaliero universitaria, gli operatori dell'Ospedale predispongono una lettera di dimissione da recapitare a cura dei parenti ( o in altra via ) al Medico curante. in questa comunicazione al medico , oltre alle informazioni di rito, viene esplicitato che il paziente è stato accolto nell' Hospice di Martignacco per il proseguimento delle cure.

  6. Nel caso in cui,nel corso della degenza in Hospice, si evidenzi la possibilità di proseguire le cure in un setting assistenziale domiciliare o residenziale, vengono attivate le consuete procedure per la dimissione protetta del malato fragile in collaborazione con il Distretto di residenza.

  7. Gli operatori dell'Hospice, nel caso in cui fosse necessario perla continuità assistenziale, possono attivare la consulenza in loco degli specialisti del Dipartimento oncologico, come previsto dalla specifica Delibera di convenzione tra le due Aziende

  8. La procedura descritta vale esclusivamente per i residenti nei distretti dell'Azienda Medio Friuli ( Udine, Cividale, Tarcento, San Daniele, Codroipo ) ed è stata condivisa con i Direttori del Distretto.

  9. Gli operatori interessati raccolgono e segnalano eventuali criticità derivanti dall'applicazione della presente procedura ai rispettivi Direttori di SOC che provvedono direttamente per quanto di competenza o segnalando il problema alle Direzioni sanitarie delle due Aziende . Con il 30 settembre 2011 potrà essere fatta una valutazione sull'andamento delle modaità di accoglienza.


Non si tratta di "ricoveri " in Hospice ma di accoglienza in una struttura territoriale gestita dal Distretto di Udine

L'accoglienza in hospice non avviene "direttamente" dal Dipartimento Oncologico ma viene fatta prima una valutazione da parte dell'equipe dell'Oncologia secondo protocolli condivisi, vengono informati i familiari ed il paziente, viene fata anche una valutazione da parte dell'Equipe dell'Hospice e viene coinvolto a tutti gli effetti il Medico di medicina generale.

Non si tratta di una "dilatazione" del reparto oncologico che mantiene invariata al sua dotazione di posti letto che anzi vengono ridotti durante il periodo estivo .

Non viene "delegittimato" il ruolo del distretto che continua a governare nella sua totalità il processo essendo a pieno titolo coinvolti gli uffici distrettuali, la SOC Adulti ed anziani ( compresa la SOS Oncologia e cure palliative), il Medico di Medicina Generale , i familiari ed il paziente che hanno sempre la titolarietà e l'opportunità di intervenire o chiedere in qualsiasi momento la dimissione dall'Hospice per l'avvio in altre strutture residenziali o a domicilio.

L'accoglienza nell'Hospice di Martignacco garantisce a pieno titolo "le risposte peculiari ai malti terminali " in quanto nella struttura non operano soltanto oncologi ma vi sono anestesisti , esperti in cure palliative, Medici di medicina generale, psicologi, fisioterapisti, infermieri, associazioni di volontariato ed è assicurata anche l'assistenza religiosa.

Le modalità di accoglienza in hospice non contrasta con le vigenti disposizioni nazionali e regionali ed è comunemente utilizzata anche in altre realtà nazionali e regionali.


Posto che la descrizione dell'oggetto , come appare dalla interrogazione, è del tutto difforme da quanto è stato programmato ed avviene nei fatti, appare evidente che la procedura posta in essere porta ad una sburocratizzazione delle attività di accoglienza in Hospice con snellimento delle pratiche amministrative e alla riduzione delle riunioni il cui contenuto e valore aggiunto vengono comunque garantiti attraverso relazioni multi professionali. Si configurano, pertanto, miglioramenti dell'efficienza e dell'efficacia della rete oncologica e vantaggi per il paziente che può essere collocato , secondo protocolli condivisi, in tempi rapidi nel setting assistenziale più appropriato, garantendo comunque la possiblità di accedere ad altri setting assistenziali qualora si modifichi il quadro clinico o qualcuno degli interlocutori inizialmente coinvolti ( paziente, familiari, distertto MMG) decidesse altrimenti.

mercoledì 4 maggio 2011

Risposta all'IRI sul Depuratore Cipaf.

Con riferimento alle competenze dell'Assessorato attività produttive, l'Assessore segnala che in forza della Legge regionale 3/1999 afferente la disciplina dei Consorzi di sviluppo industriale, fra i fini istituzionali di detti enti pubblici economici, vi è prevista la costruzione e la gestione di impianti di depurazione degli scarichi degli insediamenti produttivi, di stoccaggio di rifiuti speciali tossici e nocivi, nonché il trasporto dei medesimi.

la disciplina in parola contiene, al capo II, norme contributive relative ai contributi per investimenti curati dai Consorzi, sulla base di criteri di priorità, primo fra tutti quello relativo alle opere di infrastrutture tecniche e servizi dettati dalla particolare urgenza di fronteggiare specifiche esigenze di tutela della salute pubblica e della pubblica incolumità.

l'onere della programmazione delle opere pubbliche risiede in capo ai Consorzi che se ne occupano nell'ambito della propria autonomia e responsabilità gestionale, e che trasmettono tale documento alla Regione, quale allegato alla richiesta di contributo, oltre che alla presentazione del Bilancio di Previsione. La gestione contributiva concernente la fattispecie oggetto dell'interrogazione ha seguito regolarmente l'iter amministrativo previsto per legge.

Per quanto riguarda la questione ampiamente apparsa sulla stampa, corrisponde al vero il sequestro dell'impianto di depurazione oggetto di contributo e la Procura di Tolmezzo ha nominato un amministratore ad actum per la redazione di un cronoprogramma di interventi per il risanamento dell'impianto, nella persona del Vicedirettore centrale alle Attività Produttive. L'azione da esso svolta risulta a tutt'oggi riservata e oggetto di valutazione da parte del procuratore della Repubblica, territorialmente competente.

Come noto ai signori consiglieri regionali, il bilancio regionale vigente non prevede alcuna posta a favore dei capitoli di spesa a valere sulla linea contributiva di cui alla citata L.R. 3/1999, per cui ogni eventuale nuovo intervento sull'impianto non graverà su nuovi finanziamenti regionali, pertanto non previsti in bilancio.

domenica 1 maggio 2011

IRI: Depuratore CIPAF Osoppo

IRI : Depuratore CIPAF di Osoppo
Trieste, 28 aprile 2011

Preso atto della recente decisione della procura di Tolmezzo di porre sotto sequestro il depuratore del CIPAF di Osoppo per il concreto rischio di inquinamento delle acque di superficie e delle falde con metalli pesanti;

considerato che la Regione era intervenuta più volte con finanziamenti cospicui sia per la realizzazione del vecchio depuratore che di quello nuovo attivato il 30.11.2010;

tenuto conto che i finanziamenti concessi dalla regione per aggiornare il vecchio impianto con un dispositivo per la cattura magnetica dei metalli pesanti sono stati diversamente impiegati;

preso atto che nel 200 5, cioè solo un anno dopo l’entrata in funzione di un nuovo depuratore costato ben 1.200.000 € e affiancato a quello vecchio, sia stata decisa la sua sostituzione con un ulteriore depuratore del costo di 3.2 milioni di €, presentato impropriamente come un intervento di adeguamento alle prescrizioni della determina provinciale n. 38/04 e di adeguamento al D. Lgs. 152/06

considerato che le numerose e puntuali osservazioni che mettevano in evidenza le gravi carenze progettuali del nuovo depuratore attivato il 30.11.2010, non sono mai state prese in considerazione con l’evidente risultato del sequestro dell’impianto e dello sperpero dei contributi pubblici;

si chiede al Presidente della Regione Tondo di conoscere

perché le soluzioni impiantistiche per l’adeguamento del vecchio impianto alle prescrizioni della determina provinciale n.38/04 elaborate dai Laboratori Toboga su richiesta del CIPAF e del costo di 200.000 € non sia mai stato perso in considerazione e se, come emerge dalla lettura dei quotidiani, sia intenzione della regione finanziare, una volta di più, la messa a norma del depuratore dopo che il
CIPAF ha dimostrato nelle migliori delle ipotesi, la propria totale inadeguatezza al compito.


Il Consigliere Regionale
Stefano Pustetto