mercoledì 4 settembre 2013

Rappresentatività del Ministro Kyenge.

Fra le molte cose che mi fanno apprezzare la nomina del Ministro Kyenge è che ha fatto emergere con chiarezza il vero sentire di molti nostri concittadini.
Il velo di ipocrisia, il far finta di aver assimilato il dettato costituzionale, di aver veramente compreso il progetto di uno stato "allargato" basato sull’uguaglianza e sulle competenze, è crollato di fronte al colore della pelle di un Ministro della Repubblica.
Un cittadino italiano, perché tale è il Ministro Kyenge, ma di pelle nera ha reso palese la chiusura e l'arroccamento della Lega Nord e della destra italiana su posizioni che credevamo superate da tempo.
In verità bastava essere un po' attenti, grattare o meglio spolverare la superficie e tutto questo era lì, sotto gli occhi di tutti, solo che bisognava aver voglia di vederlo.
Gli stessi partiti che trovano corretto, normale chiedere un salvacondotto, purchè sia per un signore che ha modificato le leggi della Stato per interessi personali, pluri indagato per svariati reati, condannato in via definitiva per frode fiscale, trovano inaccettabile la nomina della Kyenge.

Personalmente mi sento molto, molto meno rappresentato dai vari Berlusconi, Previti, dell’Utri, Scilipoti e da tutti quei parlamentari che hanno avvallato, con un voto la tesi che Karima el-Mahroug era la nipote di Mubarak.

Il rammarico per quanto scritto dal Consigliere Roberto Novelli, ma anche dai tanti che lo hanno preceduto e che sicuramente lo seguiranno, aumenta nel momento in cui queste affermazioni vengono fatte da parlamentari, consiglieri regionali o comunali, cioè da persone che dovrebbero non solo rappresentare al meglio le istituzioni, ma anche essere da guida e traino per il resto del Paese.


Chiunque si propone a guidare un Paese, una regione o un comune, a mio avviso, ha l’obbligo di ascoltare tutte le istanze (anche quelle più retrive) dei suoi concittadini, ma proprio in quanto classe dirigente deve anche avere il coraggio di indicare la strada giusta, anche a costo di alienarsi una parte dei consensi.